Rassegna internazionale di poesia visiva

Dopo i ritratti di poeti e scrittori del Novecento, le ex scuderie napoleoniche, divenute sede del Polo bibliotecario feltrino, ospitano una duplice esposizione legata però ad un unico tema: la poesia visiva. La parola diventa immagine, segno che si frantuma , che ricostruisce, che rinvia, ma anche che urla, nelle molteplici declinazioni che caratterizzano le opere esposte. Scorrono tra i libri , le composizioni dei massimi autori della poesia visiva italiana, accanto a significativi esempi di opere di artisti stranieri. Infatti, sono esposti originali e multipli di Miccini, Campesan, Fanna Ronconi, Bartolomes, Binga, Beltrametti, Boschi, Menetti, Fiorentino, Maniacco, Baroni, Schmidt, Cini, Cadoresi, Albani, Sarenco, Vangelisti, Verdi, Kempton, Carrega, Osti, Francia, Magali, Oberto, Marcucci, Barucchello, Ulrichs, Cleveland, Spiegelman, Gallione, Costa, Hogstraten, Del Barco, Banana, Fontana, D’Agostino, Ovan,Perfetti, Pavanello, Grasso, Vitacchio, Battilana, Gini, Bentivoglio, Pignotti, Niccolai, Fiorentino, Bruscky,Conte, Gelmi, Lora Totino, Conti, Minarelli, Bertola, Spatola, Morandini, Raworth, Blaine.

Accanto a questa rassegna e a completamento della medesima, vengono esposte le opere visive di Carlo Marcello Conti, originali composti da collage,frammenti di pitto -scritture e da scatole di collage. Carlo Marcello Conti è nato a Belluno nel 1941 e vive e lavora a Pasian di Prato. Poeta performer, artista multimediale, poeta visivo e sonoro, ha cominciato con Adriano Spatola nel 1961. Da allora ha fondato riviste e una casa editrice con la moglie Franca Campanotto. Dirige la rivista Zeta e la casa editrice. È stato ospite del DAAD a Berlino nel 1985 e lettore all’Istituto di Italiano della Queen’s University a Belfast. Ricordiamo tra le pubblicazioni: Fuori di casa; Itaca; Il cavallo di Troia; Il cavallo di Dindia; Eliminazz/zzione; Piò piò fa il galop; Bocia passatore; Berliner; L’età della politica; Cinesi, Con/tenuta.

Ha ottenuto diversi premi e onorificenze. Tra le mostre personali in Italia e all’estero ricordiamo: Galleria Lösekrug Berlino, Galleria Armstorfer Salisburgo, Galerie Satellite Parigi, Museo Storico Parri Bologna, Galleria Comunale d’Arte moderna Portogruaro, Galleria Azienda di Soggiorno Aviano Piancavallo, Vera Arte Bari, Primo Piano LivinGallery Lecce, Area 24 Art Gallery Napoli, Palazzo Giacomelli Treviso, Arte Libro Palazzo Re Enzo Bologna.

L’appuntamento nel Polo bibliotecario feltrino si propone di far apprezzare meglio un’espressione artistica forse meno conosciuta, ma molto viva, che si è sviluppata in Italia, con dinamicità e notevole interesse da parte della critica d’arte, fin dai primi anni Sessanta. É una panoramica internazionale di “ricerche di confine fra linguaggio verbale e arte visiva”, quel territorio dove la parola integra o frantumata, vezzeggiata o violata, diviene oggetto poetico-visivo. Questo non significa che i poeti visivi rifiutino i contenuti, ma solo che,certamente, privilegiano il momento compositivo e la proposta del loro intervento al fruitore, piuttosto che esplicitarne didascalicamente il significato.

A complemento di questa rassegna, la mostra di Carlo Marcello Conti coinvolge il visitatore in un percorso in cui i frammenti di lettere dell’alfabeto e le tracce di colori diventano leggeri segnalibri, ma potrebbero anche essere pagine strappate,estratti, frammenti di scritti, reperti di libri, brandelli di pubblicazioni… Sono oggetti d’arte che possono essere intesi come quel che resta del libro, un’immagine, una sensazione, una folata di buon vento. Accanto a questi, Conti propone delle scatole contenenti vocaboli e colori a dar corpo a costruzioni indefinibili o rigorose, ma che sembrano sempre ironizzare sulla poesia con/tenuta, anche nel senso di trattenuta, entro le forme attraverso le quali essa stessa si manifesta. In altri casi, Conti, compone e scompone il sostantivo “scatole” utilizzando vari contenitori di cartone, così che il contenuto diventa il contenitore e viceversa. Come dire che noi siamo quello che mostriamo di essere, riprendendo una vecchia diatriba, sempre attuale, ma qui resa poeticamente concreta e rilanciata per un’altra discussione con implicazioni sociologiche ed artistiche.

Per Giovanni Trimeri